D’Otranto, Il celeste barocco,
mi rapisce un pomeriggio
Per quel sogno arabo
conchiuso nella tua abside.
Siesta sognante occhi socchiusi
Scende il dio del sonno
Mira l’incanto
D’Otranto
Otranto (Hydruntum al tempo dei Romani, Uṭṛàntu in dialetto salentino) è una tra le più belle città a sud dell’Adriatico, grazie al suo notevole patrimonio artistico, ai suoi monumenti, ai suoi suggestivi vicoli, al suo splendido mare, alle sue bianche spiagge, e ai suoi bellissimi litorali. Otranto si trova nella parte più orientale d’Italia, ed è per questo soprannominata la “Porta d’Oriente” e per molti secoli è stata il maggior centro politico, culturale e commerciale (grazie anche all’attività del suo porto) della “Terra d’Otranto”, che oggi corrisponde al Salento. Il fascino della città più orientale d'Italia è facilmente percepibile: la vista dei suoi bastioni, il calpestio sommesso dalle strade lastricate di pietra viva, l'incrocio con le palle di granito delle bombarde saracene, l'aria intatta di una storia eroica che supera le leggi del tempo; tutto riporta al incrocio di culture ed arti che segnò allo stesso tempo la fortuna e il dramma di Otranto. Nella cattedrale, autentico capolavoro di architettura elevata dal 1080 al 1088, arieggia la chiesa paleocristiana bizantina di Ravenna, S. Apollinare in Classe; mentre la cripta con le sue 42 colonne è una miniatura della "Basilica Azzurra" di Costantinopoli. E ancora il castello al cui rafforzamento fece provvedere Federico II di Svevia, la chiesa bizantina di San Pietro e nelle sue vicinanze i laghi Alimini
Finita di costruire nel 1088, con i suoi 54 metri di lunghezza e 25 metri di altezza, è la più grande di tutta la Puglia. Sulla facciata, in stile romanico, si trova un magnifico rosone rinascimentale, con 16 transenne che convergono al centro. Il bel portale, in stile barocco, fu aggiunto nel 1674, e presenta uno stemma dell’arcivescovo Gabriele Adarzo di Santander retto da due angeli.
L’interno della Cattedrale è suddiviso in tre navate da due file di colonne, in granito levigato, ornate da capitelli del XII secolo. Ci sono poi alcuni pregevoli affreschi del periodo bizantino, e numerosi elementi decorativi degni di interesse, ma il vero capolavoro della Cattedrale, è rappresentato dal maestoso mosaico pavimentale, eseguito tra il 1163 ed il 1165 dal monaco Presbitero Pantaleone.
Con i suoi 600 metri di superficie, realizzato con tessere policrome di calcare locale durissimo, è stato oggetto di numerosi studi e ricerche. Raffigura “L’Albero della Vita” ed è una sintesi di cultura pagana (per la presenza dei segni zodiacali), cultura cristiana (per la presenza di scene bibliche), e cultura occidentale (per la presenza dei cicli cavallereschi). Narra la storia dell’uomo, da Adamo ed Eva al XII secolo, e rappresenta un autentico poema in tre cantiche: Creazione, Redenzione, e Resurrezione.
Nella Cappella dei Martiri, il luogo più venerato della città, sono raccolte le spoglie mortali degli Ottocento Martiri otrantini, vittime dell'eccidio perpetrato dagli ottomani nell'agosto 1480
Fatto costruire su precedenti fortificazioni da Ferdinando d’Aragona negli anni tra il 1485 e il 1489, l’imponente Castello Aragonese presenta una pianta pentagonale, con tre torrioni cilindrici, (denominati Torre Alfonsina, Torre Ippolita e Torre Duchesca), ed è cinto da un largo fossato. Sul portale d’ingresso, si trova lo stemma di Carlo V. L’architetto incaricato alla costruzione, fu Ciro Ciri, un ingegnere militare alla corte di Urbino
Costruita intorno al IX secolo, si trova al centro della città vecchia. Presenta una pianta quadrata e ha l’interno a forma di croce greca con tre absidi semicircolari e otto colonne, di cui quattro, con capitelli a pulvino, che sostengono la cupola monolitica centrale, e le altre quattro, sono per metà incastonate nelle pareti. Anche qui si trovano alcuni importanti affreschi bizantini, come l’“Annunciazione” posta sulla cupola dell’altare, con ai lati gli “Apostoli” e la “Resurrezione”
Nell’incantevole scenario della Valle delle Memorie a Otranto, una torre colombaia sorge su un articolato complesso di grotte e cavità ipogee.
Appena fuori dall’abitato di Otranto, lungo l’affascinante tratto della Valle delle Memorie, dove scorre il fiume Idro, si erge l’ipogeo di Torre Pinta, scoperto solo nel 1976, parte di un complesso rupestre, nel cuore di un’area caratterizzata da testimonianze archeologiche e antropologiche attestate fin dall’età paleocristiana. È un camminamento a condurre alla torre, ipogeo a croce latina, particolarmente suggestivo grazie alle tante nicchie scavate lungo le pareti, una sorta di merletto di pietra che ingentilisce la struttura. Il vano circolare originario, al termine del corridoio di ingresso, ha perso la volta originaria e risulta quindi scoperto in alto. Al di sopra è stata quindi costruita nel Seicento una colombaia a forma di torre cilindrica.
Secondo l’ipotesi più accreditata, si tratta di un ambiente pre-cristiano adibito a culto funerario e trasformato poi in un luogo liturgico dalle primitive comunità cristiane in età pre-costantiniana. L’area in cui sorgono la torre e l’ipogeo è di pertinenza di una struttura ricettiva